
Già Seneca se ne lamentava: “ma ecco che da ogni parte risuonano intorno a me frastuoni di vario genere: del resto abito proprio sopra le terme…”.
Parliamo del rumore.
Non riesco a pensare a cosa più dannosa del rumore, ciò che con frastuono rimbomba, devia, distrae; un elemento superfluo che con il suo ingombro danneggia e copre. In poche parole, rovina tutto.
Per riflettere sul concetto di rumore è bene partire dal suo opposto, l’armonia: essa è una sintesi perfetta, pulita e lineare che ci arricchisce. L’armonia trova la sua forma in un processo di sottrazione. Il superfluo viene rimosso, resta l’essenza e la sua meraviglia.
Qualche esempio di rumore? Nel lavoro quotidiano a chi non è capitato di trovare qualcuno che con inutili considerazioni non fa altro che farci perdere tempo? O tempo sprecato in riunioni inutili necessarie solo a controllare chi controlla il controllore?
O nello sviluppo del pensiero: arriva qualcuno che con argomentazioni inconsistenti e superate (ma più potere) riesce comunque a far bloccare l’evoluzione della ragione per tornare irrimediabilmente indietro. Vedi ad esempio le teorie eliocentriche e un primo metodo scientifico, già conosciute dagli antichi greci, messe in un cassetto per 1500 anni circa. E questo accade ancora oggi nella ricerca, soprattutto quando è in mano a soggetti mossi dalla smania di potere e non da sete di conoscenza.
Possiamo quindi considerare il rumore come il principale ostacolo al raggiungimento del bene comune. Supera anche il maligno che è in noi, come spiega bene la celebre Teoria di Cipolla: gli stupidi (che creano rumore) sono più dannosi dei banditi.
Ma analizziamo più nel dettaglio chi crea il rumore. Innanzitutto dobbiamo distinguere due tipologie: i volontari e gli involontari creatori di rumore. I secondi sono gli stupidi, coloro che inconsapevolmente e in buona fede creano interferenza, impaccio e sovrastano con il proprio vociferare ciò che può avere valore. A questa categoria apparteniamo tutti noi, chi più e chi meno.. Nessuno è esente dall’avere degli impeti di stupidità, in questo o quel campo d’azione. Talvolta persone illuminate e geniali nel proprio settore sono dei perfetti imbecilli in altri ambiti.
Ma purtroppo i peggiori sono i creatori volontari di rumore: in questa categoria possiamo annoverare i meschini, i bifolchi, i miseri; in una parola i burocrati. Questi esseri agiscono per avere un proprio piccolo tornaconto, spesso miserabile, e usano il rumore per impedire che qualcosa di luminoso prenda forma. Se vogliamo li possiamo definire i professionisti del rumore, abilissimi a complicare per sfruttare a proprio piacimento situazioni ingestibili.
Nel caos gli elementi di valore si disperdono come diamanti in mezzo alla sabbia. Eppure è essenziale che tali elementi siano pochi, ben visibili, chiari affinché possano essere utilizzati e messi in relazione tra loro per generare nuovo pensiero, nuove soluzioni, nuovo valore.
Per trovare metodi di eliminazione del rumore ci abbiamo messo millenni. Uno dei principali modi che mi viene in mente è il metodo scientifico, e prima ancora discipline quali la matematica, la fisica (le cosiddette scienze esatte). Poi le rivoluzioni industriali e la tecnica, qualcosa che non è opinabile ma che è misurabile. Poi la democrazia, in cui tutti votano e ognuno ha stesso potere, lasciando il rumore (e tanto) nelle sedi parlamentari e di governo.
Ma oggi abbiamo a mio avviso lo strumento più potente di tutti per ridurre il rumore e galoppare veloci verso nuovi lidi: l’intelligenza artificiale. In linea teorica è uno strumento perfetto per eliminare il rumore e prendere le decisioni in modo lineare ed estrarre da infinite complessità elementi semplici e giusti.
Rimane però la questione della programmazione della macchina, chi e come ne determina le basi. E allora ritorniamo a basi profondamente umane, in cui è necessario che trionfino l’intelligenza, i valori e l’umanità, per l’appunto, sulla stupidità e la cattiveria, che restano ahimè sempre in agguato.
Matteo Plevano